dagli anni '50 ad oggi

Negli Anni Cinquanta/Sessanta in Italia capitò un fatto importante: l'istituto del condominio, fino ad allora poco diffuso, visse un periodo di grande espansione, facilitata prima dalla crisi edilizia conseguente al secondo conflitto mondiale e poi dal miracolo economico, che consentì a un sempre maggior numero di persone di permettersi questo particolare sistema di proprietà, tanto che molti edifici milanesi sono diventati condominio proprio in quegli anni.
E il Molino Doppio non ha fatto eccezione! Gli eredi dell'originario proprietario dell'edificio signor Riva Francesco (deceduto nel 1926), ossia la signora Tartarini Maria fu Cesare vedova Riva e il signor Riva Ferdinando fu Francesco, decisero di porre in vendita in modalità frazionata la loro proprietà, avvalendosi della collaborazione di un costruttore edile, il comm. Nova Gino fu Giuseppe. Venne quindi predisposto un Regolamento da allegare ad ogni rogito, regolamento composto da 24 articoli, con la previsione delle norme basilari per la gestione della vita condominiale. L'art. 14 di tale regolamento prevede, con una pratica all'epoca consueta e ancora oggi in uso benché mai abbia incontrato il favore della giurisprudenza, che “L'amministrazione del condominio è affidata alla soc. Previdente Immobiliare Fondiaria di Milano – Via Montenapoleone 4 – sino a quando sarà avvenuto il completo trapasso di tutte le particelle che formano il condominio totale, dopo di che l'assemblea dei condomini nominerà il nuovo amministratore”. La Casa ha quindi iniziato la sua storia in veste di Condominio avvalendosi dell'amministrazione messa in atto dalla soc. Previdente Immobiliare Fondiaria, alla quale nel tempo si sono ovviamente succedute diverse gestioni amministrative.

Foto di Alberto Virgilio Padovan --1978--

Inoltre alla Casa, sulla scia della voglia di rinnovamento tipica di quel tempo e per dotarla di comodità ormai ritenute essenziali, furono apportate, nel corso degli anni, diverse rigenerazioni sia nelle proprietà individuali sia nelle parti comuni.

A proposito di parti comuni, come in tutte le case di ringhiera, i bagni, costituiti di solito unicamente da una "turca", erano esterni alle abitazioni e ad uso di più nuclei familiari, per un numero totale di 24, distribuiti in numero di 6 per ogni scala. Oggi risultano ancora tutti conservati, anche se adibiti ad altri usi.

Foto di Alberto Virgilio Padovan --1978--  vista ripresa da una piccola finetra di un  bagno comune della scala A

Così i vari condomini hanno man mano dato corso alla ristrutturazione dei loro appartamenti, adattandoli alle nuove esigenze e oggi tutti gli appartamenti, salvo uno, risultano dotati di servizi igienici interni mentre i caminetti ancora presenti (in alcune unità immobiliari sono proprio spariti) sono usati solo occasionalmente in quanto il riscaldamento viene in genere erogato tramite moderni impianti a gas.

 

 Benché l'uso del gas (ricavato dal carbon fossile) per l'illuminazione delle strade risalga alla seconda metà dell'Ottocento, fu solo dal 1900, con l'avvio della produzione del gas d'acqua, meno illuminante ma più calorifico, che il gas stesso cominciò ad essere utilizzato per la cottura e per dare calore, compiti per i quali prima ci si affidava alle stufe a legna o a carbone e ai focolari. Prima che la rete del gas (oggi praticamente diventata ramificazione di una più grande rete che copre Italia ed Europa) coprisse tutto il territorio urbano, nelle zone non raggiunte dalla stessa si usavano le bombole e ciò in Via Bardolino, 30 avvenne all'incirca fino agli Anni Settanta. A proposito di bombole, notiamo che uno dei marchi produttori più noti era Agipgas in quanto proponeva bombole innovative, con valvola e regolatore in alto e da posizionare verticalmente. Il marchio Agipgas era rappresentato da un caratteristico gatto a tre zampe, col mantello tigrato e il muso rivolto all'indietro, verso la coda che terminava accendendo la fiammella del gas. Il marchio è ben visibile su questo modellino che riproduce il camioncino FIAT 1100 ELR, veicolo utilizzato dall'azienda produttrice per la distribuzione delle sue bombole.

Quella che invece non è stata conservata è la ruota del mulino, di dimensioni piuttosto grosse, che era rimasta presente, con acqua della roggia Paimero e delimitata da un muretto con recinzione metallica, sul lato delle scale C e D fino agli Anni Settanta. La ruota era ben visibile soprattutto dagli abitanti del primo piano, in particolare dagli occupanti dei due appartamenti posti proprio sopra, che potevano vedere l'acqua e sentirne il rumore, a parte durante i periodi di secca, che andavano da marzo a settembre. Il fatto che questo spazio venisse utilizzato da alcuni condomini in modo non appropriato per l'abbandono di rifiuti creando ammasso degli stessi con conseguenti esalazioni dannose e addirittura presenza di grossi roditori ed ancor più il fatto che il muretto con recinzione costituisse un'attrattiva irresistibile per i bambini, che scavalcandolo mettevano in pericolo la loro incolumità, spinsero la maggioranza dei condomini a decidere in sede assembleare di affrontare la situazione e risolverla in modo radicale, nonostante la ruota non fosse di proprietà del condominio. A fatica, in quanto il condominio aveva difficoltà ad affrontare spese non ordinarie, con la collaborazione dell'allora amministratore e di un condomino da poco arrivato, che addirittura si accollò personalmente le spese per la rimozione e la chiusura dell'area, il problema fu risolto con soddisfazione di tutti: del condominio per il cessato allarme per le conseguenze sanitarie e di sicurezza che potevano derivare dalla ruota e dell'allora proprietà della ruota, che ovviamente se la fece consegnare. A conclusione dei lavori, come prevedeva l'accordo, l'area fu abbellita con la piantumazione di un pino, che dopo parecchi anni è però stato rimosso.

 

Foto di Alberto Virgilio Padovan --1978--

 Non sono stati conservati, in quanto non più utilizzati, anche i lavatoi a terra posti in fondo, sulla destra e sulla sinistra, in quanto la roggia Paimero arrivava fino all'incirca all'altezza dell'attuale locale immondizia. Qui, visto che gli appartamenti erano privi di servizi, per tanto tempo le donne avevano provveduto con fatica al lavaggio dei panni, ma col passare degli anni presero dapprima l'abitudine di svolgere tale compito più comodamente al lavandino di casa ed in seguito furono aiutate dall'arrivo delle prime lavatrici.

 Per quanto riguarda l'acqua, notiamo che l'edificio, al pari di tanti altri, prima di essere raggiunto dalla rete idrica comunale si avvaleva di un pozzo privato, rivestito in mattoni e piuttosto profondo, che attingeva dalla ricca falda freatica ed era situato in cortile, sulla sinistra entrando dal cancello, all'altezza delle prime unità abitative. Infatti, grazie al Censimento Urbanistico citato nella scheda precedente, sappiamo per certo che alla data del 22 ottobre 1946 al Molino Doppio “L'acqua potabile è installata solamente in mezzo al cortile”. Gli abitanti avevano quindi a disposizione dei lavandini in cortile che, in base alla mappa redatta in occasione del suddetto Censimento Urbanistico del 1946, riteniamo fossero collocati in fondo al cortile, all'incirca al centro, nella zona tra le scale B e C. Probabilmente l'edificio, al pari di molte altre case di ringhiera, era stato poi anche dotato di lavandini ad uso comune ad ogni piano, come si può rilevare dalle poche tracce ancora visibili delle caratteristiche nicchie che li contenevano, oltre che di una fontana in cortile a disposizione di tutti, come da testimonianze orali rilevate. Col tempo ogni singolo proprietario ha in seguito provveduto a dotare la propria unità immobiliare di acqua potabile. Per incrementare la pressione dell'acqua onde permetterne l'arrivo agli appartamenti dell'ultimo piano per un certo tempo si è utilizzata un'autoclave, ancora visibile nel sottoscala della scala A.

 Nelle parti comuni si è dato luogo a diversi aggiornamenti:

la ristrutturazione del cancello carraio, originariamente di colore verde, che in passato durante il giorno rimaneva aperto in quanto la persona incaricata della distribuzione della posta provvedeva alla sua chiusura alle ore 21.00. Il cancello, per essere reso automatico, è stato svuotato nelle sue parti per renderlo più leggero altrimenti il meccanismo di apertura e chiusura non avrebbe funzionato e la sua manutenzione è affidata ad uno dei migliori operatori del settore, la ditta Olmi;

 la ristrutturazione della rete fognaria e dei collegamenti ad essa dei singoli appartamenti che ormai avevano tutti un bagno in casa, avvenuta nei primi Anni Novanta. In occasione di questi lavori sono state scollegate le quattro vasche di raccolta delle acque nere nelle 4 scale per utilizzare la nuova vasca al centro del cortile. Quest'opera ormai è destinata ad essere sostituita dall'allacciamento alla rete fognaria urbana, già in programmazione da anni ed ora finalmente in via di costruzione da parte del Comune di Milano;

il lungo lavoro per la ristrutturazione fognaria ha comportato anche la sistemazione della copertura del cortile, che già negli anni precedenti era ridotto in uno stato di totale incuria con aree semiasfaltate e aree erbose raffazzonate solo con volonterosi interventi. Purtroppo una contestazione con la ditta appaltatrice, sfociata in iniziative in sede legale, ha portato ad una sospensione dei lavori all'incirca tra il 1993 e il 1996, durante la quale il cortile è rimasto in terra battuta con fango e pozzanghere in caso di pioggia e la situazione si è poi risolta con l'appalto della pavimentazione a un'altra impresa, che ha provveduto alla ristrutturazione totale con la posa di piastrelle autobloccanti. A proposito del cortile notiamo che oggi praticamente lo stesso viene concepito come parcheggio, mentre in passato e precisamente fino all'incirca agli Anni Novanta, come riferito da condomini che risiedono nello stabile da tempo, le auto presenti non erano in numero elevato come attualmente, il problema dei posti auto inesistente e il cortile veniva giustamente utilizzato principalmente dai bambini residenti per i loro giochi e da molti condomini che si sedevano ancora fuori, insomma il cortile rappresentava un luogo di aggregazione per bambini ed adulti e nelle intenzioni avrebbe continuato ad essere tale, a maggior ragione una volta sanificato dopo i lavori di copertura. Quest'intenzione però era destinata ad essere travolta dagli eventi. Infatti il maggior diffondersi dell'auto, iniziato ormai dagli Anni Sessanta, col passare del tempo, facendo una similitudine con i legislatori che hanno per forza di cose dovuto specificare più dettagliatamente la necessità di creare parcheggi, ha fatto sì che per il cortile del Molino Doppio si sia pensato ad un diverso utilizzo;

la costruzione, tra il 2005 ed il 2008, di un vasto e igienico locale per il deposito dei rifiuti, dotato di una piccola zona esterna attrezzata per il lavaggio dei bidoni e situato nel giardino posto sul fondo, all'uscita del sottopassaggio. In precedenza il locale rifiuti, molto più piccolo, era posizionato entrando dal cancello alla sua destra ed era anche dotato di un lavandino;

Foto di Alberto Virgilio Padovan --1978--

 la trasformazione della “vecchia legnaia” ad uso ripostiglio con creazione di locali a piano terra e al primo piano degli edifici a fianco del giardino posti sul retro, con espletamento dei lavori prima sul corpo lungo e poi quello corto. Questi locali se posti al piano superiore erano raggiungibili solo con scale appoggiate all'esterno e tra l'altro erano anche diventati fatiscenti, alcuni addirittura inagibili, altri con pavimenti sfondati. Così questi locali, chiamati dai condomini con il caratteristico termine di “gabinotti”, sono stati trasformati in ripostigli molto utili per coloro che li hanno in uso in quanto lo stabile è privo di cantine. I lavori furono appaltati nel 1995 e secondo voci, però non confermate, come da disposizioni dell'Ente Parco le porte avrebbero dovuto essere ricoperte in legno, mentre allo stato attuale appaiono realizzate in lamiera;

 

Foto di Alberto Virgilio Padovan --1978--

 la posa, nel giardino posto sul fondo, all'uscita del sottopassaggio, di rastrelliere per le biciclette, biciclette particolarmente utili nel contesto del Molino Doppio in quanto la fermata del primo mezzo pubblico disponibile per chi deve recarsi in altre parti della città (Autobus 74, in funzione dal 1971) è in Via Mazzolari, a circa 900 metri, certamente percorribili in minor tempo a bordo di un velocipede rispetto a uno spostamento a piedi. Anche gli abitanti più giovani del Molino Doppio, certamente da un lato fortunati rispetto ad altri coetanei per avere a disposizione ampi spazi all'aperto in cui giocare, d'altro lato devono percorrere il suddetto tragitto ogni giorno, a piedi o in bicicletta, per frequentare la scuola. Oggi è comunque possibile richiedere il servizio di scuolabus, ma in passato, in particolare negli Anni Settanta, non era così: nonostante le iniziative di un condomino particolarmente attivo, all'epoca non si era riusciti ad ottenere il pulmino per il trasporto degli alunni, che quindi, con qualunque clima, si ritrovavano costretti a muoversi a piedi o in bicicletta.

La casa, oggi abitata da una sessantina di famiglie, in rappresentanza di diverse parti d'Italia e di vari paesi esteri, conta anche la presenza di un ristorante, che in passato si chiamava proprio “Mulino Doppio” (come ancora segnalato sul sito “www.ilmangione.it” - che però correttamente dichiara: “ci risulta che il ristorante abbia cessato l'attività”). Adesso il ristorante, cambiata la gestione, ha infatti preso il nome, probabilmente in omaggio alla realtà odierna intorno al Molino, di “La Corte della Risaia”.

Foto di Alberto Virgilio Padovan --1978--

In passato, nel campo posto di fronte al ristorante ed ora adibito al parcheggio, si trovava una bocciofila, della quale si possono ancora notare le tracce, che era dotata di un pergolato sulla sinistra ed era frequentata da un gran numero di persone appassionate di questo sport dalle antichissime origini.

Nel recente passato, gli abitanti hanno vissuto un brutto momento nel gennaio 2014, precisamente il giorno 18, a causa di un incendio divampato per cause accidentali che ha interessato diversi appartamenti nell'area della scala D, come segnalato da “Il Giorno” del 19 gennaio 2014 (consultabile in Internet), che ha titolato: “Incendio in un palazzo di Via Bardolino. Quindici appartamenti inagibili”. Per fortuna l'incendio non ha provocato né vittime né feriti, ma ha portato disagi a parecchi abitanti, costretti a sistemarsi altrove per mesi in attesa che venissero portati a termine i lavori di ripristino.

 Oggi, archiviato questo episodio, gli abitanti si sentono pronti a continuare gli interventi di rigenerazione, che la casa merita, non per mettersi in concorrenza con le altre case di ringhiera di Milano, che sono numerose e che in certe zone, come ai Navigli e a Brera, vantano ristrutturazioni che le hanno fatte diventare immobili pregiati e di tendenza, ma per la lunga storia che le sue mura custodiscono e per la sua posizione, in città ma in mezzo alla campagna, decisamente inimitabile.

Foto di Alberto Virgilio Padovan --1978--

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