Nel Comune dei Corpi Santi

 Nei dintorni

Nel 1781 per il Territorio dei Corpi Santi avvenne un'importante trasformazione!

 Un editto dell'imperatore Giuseppe II lo trasformò in Comune dei Corpi Santi e con l'inizio del 1782 si insediarono nelle loro nuove cariche le autorità.

Dopo soli quindici anni, l'arrivo della vittoriosa campagna nel settentrione d'Italia di Napoleone Bonaparte sembrò mettere in pericolo la vita di questo Comune in quanto i francesi volevano ricomprenderlo in Milano. Tuttavia, per motivi politici, sarà solo nel 1808 che i Corpi Santi saranno effettivamente riannessi a Milano, dopo che Napoleone nel 1807 aveva disposto un decreto tendente a ridurre il numero dei comuni per ottenere un risparmio sui costi di amministrazione.

Sempre per opportunità politica solo nove anni dopo, nel 1816, a seguito della sconfitta di Napoleone e il rientro degli Austriaci, i Corpi Santi tornarono autonomi mentre Milano si restrinse di nuovo alla cerchia dei Bastioni.

Nel 1861, infine, dopo che nel 1859 gli Austriaci avevano lasciato Milano, si realizzò l'unificazione del nostro Paese. Ora quindi facente parte del Regno d'Italia, il Comune dei Corpi Santi rimase, con il proprio sindaco, sei assessori e un consiglio costituito da trenta membri, ma a Milano si respirava aria di inglobamento con varie richieste di annessione, alle quali il Comune dei Corpi Santi si opponeva vivacemente.

Questo antagonismo fra il Comune di Milano e il Comune dei Corpi Santi dipendeva dal fatto che il secondo era praticamente il Paradiso Fiscale dell'epoca. Vigente il dazio, un'imposta che colpisce il movimento di molti tipi di merci da uno Stato all'altro, lo stesso era addirittura sdoppiato tra governativo e comunale. I dazi comunali milanesi, essendo la città murata, erano molto alti e di conseguenza il costo della vita in città diventava elevato, mentre nel Comune dei Corpi Santi, non murato, i dazi comunali erano molto inferiori e diverse merci erano addirittura esenti dall'imposta. Per questo il territorio dei Corpi Santi aveva attirato diverse attività imprenditoriali, i cui titolari apparivano preoccupati dalla prospettiva di perdere i vantaggi. Il paradiso fiscale era tuttavia destinato a terminare

Con i milanesi che sostenevano che gli abitanti dei Corpi Santi si avvalevano di servizi pagati con gli introiti fiscali prelevati ai milanesi stessi e con molte imprese che offrivano servizi alla città ma avevano sede nei Corpi Santi (tanto per fare un esempio, la stazione della Società Anonima degli Omnibus, che si trovava appena fuori Porta Orientale), l'annessione del caratteristico Comune di forma anulare veniva considerata inevitabile da quella che era intenzionata a diventare una grande città e si realizzò con il Regio decreto n. 1413, datato 8 giugno 1873.

 

 Al Molino

Per tutto il periodo di esistenza del Comune dei Corpi Santi, il Molino continuò a far parte del medesimo sempre come “molino”.

Oltre due secoli dopo la “Carta dei dintorni di Milano” dell'ing. Claricio pubblicata sulla precedente scheda, la presenza del Molino appare infatti riconfermata da una mappa del 1850 circa, nella quale il medesimo viene espressamente indicato come “Mol. Doppio”. La mappa, facente parte della Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli, è conservata a Milano nell'Archivio Storico Civico e viene qui presentata qui sotto, in versione ingrandita, per la sola zona Molino

immagine dell'Archivio Storico Civico e Biblioteca Tivulziana del Comune di Milano

A pochi anni dopo, precisamente al 1854, risale invece la “Tavola per la descrizione e stima dei fabbricati rustici” (vedi fotografie sotto) conservata all'Archivio di Stato di Milano. La medesima riporta ancora i numeri di mappale del Catasto Teresiano*, precisamente il 514 e il 515 e ribadisce che sul 514 insiste un “Molino da grano ad acqua + casa” mentre classifica il 515 come “Aratorio”, asserendo che i dati risultano provenienti da “situazione remota”.

foto su concessione Archivio di Stato di Milano

Il Molino rientra nella Categoria 3°, mentre la casa è inserita nella Categoria 4° e la sua qualità viene definita “infima”. Appare interessante notare la colonna attinente la denuncia di fitto: la denuncia di Lire Austriache (moneta dell'epoca) 710, evidentemente effettuata dal mugnaio, secondo gli stimatori è “alterata” in quanto ritengono che il fitto equo dovrebbe ammontare a quasi un terzo di meno, precisamente a Lire Austriache 500.  (vedi foto sotto)

foto su concessione Archivio di Stato di Milano

Proprietario di entrambi i mappali, 514 e 515, quindi del Molino Doppio, come risulta anche dall'”Indice alfabetico dei possessori”   del 1855 e conservato  all'Archivio di Stato di Milano, è il signor Galimberti Giuseppe fu Antonio (all'epoca l'identificazione avveniva così, senza indicazione della data e del luogo di nascita). (vedi fotografie)

foto su concessione Archivio di Stato di Milano

L'8 settembre 1855 il signor Galimberti effettua una Dichiarazione, firmata per lui dal figlio Costantino, del seguente tenore “Il sottoscritto proprietario della Cascina Molino Doppio notifica a codesta Delegazione Censuaria che nell'anno 1854 principiò a costruire quell'area della campagna adiacente al molino al n. 515 un fabbricato per magazzeno uso corrispondente proprietario e che detto tuttora si trova in costruzione”. (il mappale 515 è quello classificato come Aratorio). vedi fotografie  sotto

foto su concessione Archivio di Stato di Milano

foto su concessione Archivio di Stato di Milano

Grazie alla “Guida Statistica della Provincia di Milano” 1855, pubblicata quell'anno per la nona volta e facente riferimento all'anno precedente, il 1854, una guida pubblicata a Milano per Luigi Di Giacomo Pirola dal rag. B. Tradati che prende in esame, tra l'altro, lo stato sanitario, la gerarchia ecclesiastica,il clero, l'amministrazione politica e le spese sostenute e infine elenca il totale dei soggetti presenti, riusciamo a sapere quante persone vivevano all'epoca al Molino; la Guida rileva infatti che nel Circondario I° di Porta Ticinese insistono il Molino Doppio, con la presenza di 9 persone e altre cascine, tra le quali le più grandi risultano essere la S. Marco al Bosco con 55 persone e la S. Marcaccio con 45 persone. Il volume, conservato alla National Bibliothek in Wien al n. 182897 B, è consultabile tramite Internet.

Facendo un salto in avanti di una decina d'anni, notiamo che nel “Sommarione della Mappa dei Corpi Santi”dell'anno 1866 (conservata all'Archivio di Stato di Milano) i mappali appaiono cambiati, sulla base del nuovo catasto Lombardo-Veneto **: il 514 (quello del Molino) è diventato 1043, mentre il 515 (quello sul quale dovrebbe essere stato ormai ultimato il magazzeno) è diventato 1042 ed appare classificato come “Orto”. (vedi foto sotto)

 

foto su concessione Archivio di Stato di Milano

 Per tutto questo periodo la proprietà continua a far capo al già citato signor Galimberti Giuseppe fu Antonio, il cui nominativo viene ancora riconfermato nel 1871 dall'”Indice Alfabetico dei possessori” (conservato all'Archivio di Stato di Milano), che però non riporta i numeri di mappa. (vedi foto sotto)

foto su concessione Archivio di Stato di Milano

 

 

*Il Catasto Teresiano, entrato in vigore l'1 gennaio 1760 dopo un pluridecennale accertamento delle proprietà fondiarie situate nel Ducato di Milano, si caratterizzava per la misura delle superficie in pertiche milanesi (una pertica equivaleva a metri quadrati 654,5179) e per le minuziose misurazioni anche sulle proprietà di piccole dimensioni, per ognuna delle quali indicava: l'estensione, l'uso, la stima e il nome del proprietario.[torna indietro]

 ** Il Catasto Lombardo Veneto, entrato in vigore nel 1853, si rese necessario per gli austriaci ritornati in Lombardia e Veneto per disporre di uno strumento unificato su tutto il territorio da loro amministrato. Richiese un lungo periodo di preparazione e il coordinamento da parte di un'apposita Giunta del censimento e per la valutazione agraria si basava sul reddito ottenuto nel corso della rotazione pluriennale prendendo come base i prezzi medi provinciali e deducendo i costi di conduzione e normale manutenzione e gli oneri sborsati per l'uso dell'acqua, mentre per i fabbricati richiedeva la stima diretta, per effettuare la quale partiva dal costo dell'affitto. [torna indietro]

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