il Nuovo Edificio del 1900

  L'edificio di Via Bardolino 30 appartiene alla categoria delle case di ringhiera, un tipo di edilizia residenziale tipico degli ultimissimi decenni dell'Ottocento e dei primissimi decenni del Novecento e caratterizzato da due elementi: destinatari cui si rivolgeva, ossia il ceto dei lavoratori

2) la sua presenza limitata sul territorio, avendo trovato spazio quasi unicamente nelle grandi città del Nord Ovest d'Italia, in particolare a Milano, seguita a distanza da Torino.

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 Architettonicamente la casa di ringhiera, che di solito non si eleva oltre i tre/quattro piani, si contraddistingue per tre elementi: il lungo balcone, condiviso da tutti gli abitanti e detto ballatoio, che corre per l'intera lunghezza su ogni piano e assicura l'accesso alle varie unità immobiliari; i servizi igienici esterni e adibiti ad uso comune; l'uguaglianza delle singole abitazioni, in genere costituite da due locali collegati tra loro, la cui superficie oscilla tra i 40/50 metri quadrati.

 Socialmente la casa di ringhiera, con i suoi vasti spazi condivisi, la facilità con cui si incontrano quotidianamente gli altri abitanti e di conseguenza il moltiplicarsi dei rapporti interpersonali, viene considerata un ambiente solidale di compartecipazione.

 La nascita del Nuovo Edificio di Via Bardolino 30, avvenuta nel primo decennio del 1900, si è svolta nell'arco di quattro anni.

 Infatti nel 1905 (precisamente il 21 agosto) il proprietario del Molino Doppio, signor Riva Francesco, che non aveva più intenzione di continuare l'attività della filanda, presentò un primo progetto per la trasformazione da filanda ad abitazione, un progetto che riguardava l'odierno lato scale A e B. Notando che a livello del tetto non esiste l'incrocio dei tetti come appare oggi, si deduce che il corpo corto è più piccolo e ha un tetto autonomo, evidentemente non ancora collegato a quello del corpo A B. Le foto sotto riguardano il progetto nell'insieme e il timbro ingrandito, che attesta la data del progetto.

immagine dell'Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana del Comune di Milano

immagine dell'Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana del Comune di Milano

Nell'anno successivo, il 1906 (precisamente il 26 luglio) il signor Riva Francesco presentò un secondo progetto per la trasformazione da filanda ad abitazione e negozio, un progetto più  ampio che riguardava l'odierno lato scale C e D e la ristrutturazione del lato corto, ma al piano terreno del lato lungo del nuovo edificio mantenne ancora un vasto spazio adibito ad uso lavorativo. Le foto sotto riguardano il progetto nell'insieme e il timbro ingrandito, che attesta la data del progetto.

immagine dell'Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana del Comune di Milano

immagine dell'Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana del Comune di Milano

In questo progetto notiamo in particolare:

1) l'area sulla quale si trovano attualmente i ripostigli era allora occupata da un "nuovo portico per deposito legna", evidentemente pensato per rispondere alle esigenze dei futuri abitanti, che avrebbero riscaldato i loro appartamenti con stufe a legna, come d'uso all'epoca;

2) nell'androne della scala C vi era un locale adibito a ricovero di un motore a benzina e un punto telefono a muro, probabilmente ad uso della filanda, in quanto in seguito il locale è stato trasformato in appartamento;

3)  va notato che il telefono a muro (all'avanguardia per l'epoca) è sistemato in un posto isolato rispetto alla filanda e quindi relativamente tranquillo, al di fuori dei rumori dell'ambiente lavorativo, sicuramente voluto dal sig. Riva che anche nella sua residenza, in via Pontaccio 10, disponeva di un telefono. Dall'istanza 21 settembre 1907 diretta alla Giunta Municipale di Milano, per richiedere la visita sanitaria al fine di ottenere l'abitabilità, rileviamo che il numero del telefono del Molino Doppio  era: 72.09, ma come potete notare nella fotografia troviamo tale numero anche nel progetto. Siamo ancora ben lontani dai telefoni con prefisso e ad otto cifre!

 4)sempre nell'androne della scala C si trovava l'abitazione del "portinajo", evidentemente  in servizio, come d'uso all'epoca per tutti i caseggiati. Col  tempo il locale portineria cambierà l'entrata, che sarà spostata dalla scala C al lato giardino. A proposito della parola "portinajo", notiamo che è la versione arcaica dell'attuale "portinaio" . Nell'italiano del passato la "j" veniva utilizzata tra vocali, ma questo uso è scomparso entro la metà del Ventesimo Secolo. Ovviamente rivisitando vecchi documenti è comune imbattersi in espressioni per noi obsolete.

immagine dell'Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana del Comune di Milano

 

 

Nel 1908, infine, il signor Riva Francesco presentò un ulteriore progetto di riforma, un progetto che riguardava il piano terreno, che anch'esso da filanda era destinato a diventare abitazione, rendendo così definitiva la trasformazione dell'intero fabbricato solo ad uso abitativo. E' da segnalare che viene eliminata una costruzione alla destra dell'attuale passo carraio, costruzione che già risultava nel progetto del 1882. Le foto sotto riguardano il progetto nell'insieme e l'ingrandimento del fabbricato da eliminare.

immagine dell'Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana del Comune di Milano

immagine dell'Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana del Comune di Milano

immagine dell'Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana del Comune di Milano

immagine dell'Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana del Comune di Milano

 

Una caratteristica della nuova costruzione, tipica del periodo e riscontrata in particolare in tanti vecchi cascinali, è che gli appartamenti del piano terra e del primo piano presentano il solaio (ossia il soffitto) a voltine, come si può osservare nella fotografia. Nato per rispondere all’esigenza di costruire edifici a più livelli, il solaio è la struttura orizzontale  che separa i diversi piani della casa, ovviamente deve essere adatta a sopportare carichi e  può essere realizzata in legno, in ferro, in cemento armato o utilizzando materiali misti. I solai a voltine del Molino Doppio hanno un'ossatura di travi metalliche, tra le quali sono stati posati mattoni pieni o forati formando delle vere e proprie volte (denominate “voltine”), che nella parte superiore sono state spianate per andare a costituire un pavimento. Le voltine hanno il pregio, grazie alla loro conformazione ad arco, di poter sopportare notevoli carichi, come confermato dagli studi riportati nel “Manuale dell'ingegnere civile e industriale” dell'ing. G. Colombo, datato 1890.

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Un'altra caratteristica della nuova costruzione, come emerge da questa fotografia e specialmente dall'ingrandimento (vedi sotto)di una sua parte, è la pavimentazione del cortile in acciottolato (oggi sostituita da una pavimentazione a piastrelle autobloccanti). L'acciottolato, dalle antiche origini, è formato da uno strato di sassi di forma ovoidale detti ciottoli, che nei tempi più lontani venivano posati su semplici sottofondi di sabbia e terriccio o sabbia e ghiaia mentre in seguito si cominciò ad aggiungere calce per rinforzare il manufatto e dalla fine del XIX Secolo si passò all'uso del cemento. Questo tipo di pavimentazione presenta i vantaggi della resistenza e del facile adattamento all'irregolarità del terreno, ma presenta anche i lati negativi della superficie poco uniforme e della scivolosità in caso di pioggia o usura, circostanze che lo rendono poco confortevole durante il transito dei veicoli. Essendo ideale per aree scoperte questa pavimentazione, oltre che nell'edilizia privata, è stata molto usata a partire dal Settecento per sostituire la terra battuta nelle piazze e nelle strade, fino a quando è stata quasi definitivamente soppiantata dall'asfalto. Oggi, infatti, è ancora usata solo per zone di centri storici, come l’attuale”rimodernamento antico”dell’ Alzaia Naviglio Grande, dove il traffico è limitato o addirittura escluso, mentre nell'edilizia privata continua ad essere utilizzata per cortili, portici, vialetti di giardini dove garantisce una certa durata e facilità di gestione ed offre un aspetto vintage, a volte di una certa eleganza grazie alle combinazioni possibili nella posa dei ciottoli.

 
Foto di Alberto Virgilio Padovan --1978--

Nell fotografia sotto ancora del 1978 (di Alberto Virgilio Padovan)si possono ancora osservare i comignoli originari dell'edificio, che con la ristrutturazione avvenuta in seguito alla foto  sono invece stati sostituiti da comignoli di foggia diversa e di più piccola dimensione.

La selva di antenne ovviamente non risale agli anni dell'originaria costruzione: con l'avvento della TV (anno 1954) le antenne  sono cresciute a dismisura fino all'installazione di  una unica antenna centralizzata.


Foto di Alberto Virgilio Padovan --1978--



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